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“Le molte facce del contagio”, l’esposizione interattiva realizzata da L’ideatorio dell’Università della Svizzera italiana, sarà a Villa Ciani a Lugano dal 20 gennaio al 12 marzo. Nel 2022 l'esposizione, sostenuta dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica e nata in collaborazione con l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB), affiliato all’USI, era già stata a Castelgrande a Bellinzona dove ha accolto oltre cento classi scolastiche e 8’700 visitatori. Ne parliamo con il coordinatore del progetto Alessio Lavio.
“Le molte facce del contagio” si vuole proporre come uno spazio di riflessione e di condivisione sulla pandemia e più in generale sul tema del contagio, mettendo a confronto le esperienze dei visitatori con la ricerca scientifica.
L'esposizione luganese, ci ha spiegato Alessio Lavio, riprende le postazioni interattive già presenti a Bellinzona. «Le cose da leggere, sfogliare, aprire, fare sono le stesse, ma allestirle in un nuovo luogo chiaramente cambia l’esperienza e le sale di Villa Ciani, con i loro affreschi, valorizzano alcune postazioni che adesso hanno uno spazio tutto per loro».
“Le molte facce del contagio” arriva a Lugano rodata da un centinaio di classi di varie età (l’esposizione accoglie dalla 4ª elementare fino alle scuole superiori e professionali). «Abbiamo adattato le attività per le scuole strada facendo, vedendo cosa funziona bene e cosa invece va migliorato» conferma Lavio. «Adesso il percorso è ben adattato alle varie classi ed è sempre arricchente discutere con ragazze e ragazzi, affrontando per esempio temi come l’obbligo vaccinale». Tra le cose che funzionano particolarmente bene il video con cui si apre il percorso. «Abbiamo sei personaggi che raccontano cosa è per loro il contagio ed è una introduzione che colpisce molto: ascoltare le voci di un anziano per cui ha significato l’isolamento o una malata di AIDS per la quale il contagio ha significato l’esclusione o ancora di una maestra che invece vuole che le idee contagino la classe, dà al tema quella dimensione umana e sociale che a volte le informazioni scientifiche nascondono». Questa dimensione emerge anche in una postazione successiva nella quale, attraverso dei post-it, «chiediamo alle ragazze e ai ragazzi che cosa è mancato di più durante la fase acuta della pandemia e anche qui emerge soprattutto l’isolamento sociale e quindi anche un secondo tipo di contagio, quello di cui abbiamo bisogno, quello umano: stare insieme, abbracciarsi, contaminarsi di idee».
E per quanto riguarda il pubblico non scolastico? «Essere a Castelgrande ha significato, per noi, incontrare un nuovo pubblico che magari non conosceva ancora L’ideatorio» ha risposto Lavio. Tra i visitatori anche diversi turisti, grazie anche al fatto che l’esposizione è in italiano e inglese. «Speriamo che una cosa simile possa accadere anche a Villa Ciani».
Timori che il pubblico sia un po’ stanco di parlare di pandemia? «Il timore c’è, ma c’era anche a Bellinzona e poi i numeri ci hanno mostrato il contrario» ha risposto Lavio. L’esposizione, in ogni caso, non è incentrata sul Covid ma sul tema del contagio in senso lato, «su cosa significa per l’essere umano avere a che fare con un fenomeno complesso che non riguarda solo l'attualità». “Le molte facce del contagio”, ha concluso Lavio, è un’occasione «per riflettere su di sé e sulla natura umana attraverso diverse attività pratiche e partendo da quello che ci può dire la scienza, perché la scienza non è una cosa astratta e lontana, ma parla di tutti noi».